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      22 Gennajo
      Così va, caro amico: – stavami al focolare del mio castaldo, dove alcuni villani de' contorni s'adunano a crocchio a scaldarsi, contandosi le loro novelle e le antiche avventure. Entrò una ragazza scalza, assiderata, e fattasi all'ortolano, lo richiese della limosina per la povera vecchia. Mentre la si stava rifocillando al fuoco, esso le preparava due fasci di legna e due pani bigi. La villanella se li pigliò, e salutandoci, uscì. Usciva io pure, e senz'avvedermi, la seguitava calcando dietro le sue peste la neve. Giunta a un mucchio di ghiaccio, si soffermò esaminando con gli occhi un altro sentiero, ed io raggiungendola: – Andate voi lontano ragazza? – Signor mio, no; un mezzo miglio. – Pur que' due fasci vi fanno camminare a disagio; lasciatene portare uno anche a me. – I fasci tanto non mi darebbero noja se me li potessi reggere sulla spalla con tutte due le braccia; ma questi due pani m'intrigano. – Or via, porterò i pani. – Non fiatò, e la si fe' tutta rossa, e mi porse i pani ch'io mi riposi sotto il tabarro. Dopo breve ora entrammo in una capannuccia. Sedeva in un cantuccio una vecchierella con un caldano fra piedi pieno di brace smorzata sovra le quali stendeva le palme, appoggiando i polsi su le estremità de' ginocchi. – Buongiorno, madre. – Buongiorno. – Come state voi, madre? – Né a questa, né a dieci altre interrogazioni mi fu possibile d'impetrare risposta; perch'essa attendeva a riscaldarsi le mani, alzando gli occhi di quando in quando come per vedere se eravamo ancora partiti.


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Ultime lettere di Jacopo Ortis
di Ugo Foscolo
pagine 175

   





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