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      Sì, Teresa, io vivrò teco; ma io non vivrò se non quanto potrò vivere teco. Tu sei uno di que' pochi angioli sparsi qua e là su la faccia della terra per accreditare l'amore dell'umanità. Ma s'io ti perdessi, quale scampo si aprirebbe a questo giovine infastidito di tutto il resto del mondo?
      Se dianzi tu l'avessi veduta! mi stendeva la mano, dicendomi – Siate discreto; e davvero, quelle due persone mi pareano compunte: e se Olivo non fosse stato infelice, avrebbe egli avuto anche oltre la tomba un amico?
      Ahi! proseguì dopo un lungo silenzio, per amar la virtù conviene dunque vivere nel dolore? – Lorenzo! l'anima sua celeste raggiava da' lineamenti del viso.
      29 AprileVicino a lei io sono sì pieno di vita che appena sento di vivere. Così quand'io mi desto dopo un pacifico sonno, se il raggio di Sole mi riflette su gli occhi, la mia vista si abbaglia e si perde in un torrente di luce.
      Da gran tempo mi lagno della inerzia in cui vivo. Al riaprirsi della primavera mi proponeva di studiare botanica; e in due settimane io aveva raccattato su per le balze parecchie dozzine di piante che adesso non so più dove me le abbia riposte. Mi sono assai volte dimenticato il mio Linneo sopra i sedili del giardino, o appié di qualche albero; l'ho finalmente perduto. Jeri Michele me ne ha recato due foglj tutti umidi di rugiada; e stamattina mi ha recato notizia che il rimanente era stato mal concio dal cane dell'ortolano.
      Teresa mi sgrida: per compiacerle m'accingo a scrivere; ma sebbene incominci con la più bella vocazione che mai, non so andar innanzi per più di tre o quattro periodi.


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Ultime lettere di Jacopo Ortis
di Ugo Foscolo
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