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      Se tu mi vedessi stanco, squallido, taciturno errar su e giù per le montagne e cercar di Teresa, e temer di trovarla, sovente brontolar fra me stesso, chiamare, pregarla, e rispondere alle mie voci: arso dal Sole mi caccio sotto una macchia e m'addormento o vaneggio – ahi che sovente la saluto come se la vedessi, e mi pare di stringerla e di baciarla – poi mi svanisce, ed io tengo gli occhi inchiodati sui precipizj di qualche dirupo. Sì! conviene ch'io la finisca.
      29 Maggio, a seraFuggir dunque, fuggire: ma dove? credimi, io mi sento malato: appena reggo questo mio corpo per potermelo strascinare sino alla villa, e confortarmi in quegli occhi e bere un altro sorso di vita, forse ultimo – ma senz'essa vorrei più questo inferno? Dianzi l'ho salutata per andarmene; non rispose – scesi le scale; ma non poteva scostarmi dal suo giardino: e – lo credi? la sua vista mi dà soggezione. Vedendola poi scendere con sua sorella ho tentato di tirarmi sotto una pergola e fuggirmene. La Isabellina ha gridato: Viscere mie, viscere mie, non ci avete vedute? Colpito quasi da un fulmine mi sono precipitato sopra un sedile; la ragazza mi s'è gettata al collo carezzandomi, e dicendomi all'orecchio: Perché taci sempre? Non so se Teresa m'abbia guardato; sparì dentro un viale. Dopo mezz'ora tornò a chiamare la ragazza che stava ancora fra le mie ginocchia, e m'accorsi come le sue pupille erano rosse di pianto; non mi parlò, ma mi ammazzò con un'occhiata quasi volesse dirmi: Tu mi hai ridotta così.
      2 Giugno


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Ultime lettere di Jacopo Ortis
di Ugo Foscolo
pagine 175

   





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