Signore ed amico mio.
All'ortolano di casa mia ho raccomandato jer sera una lettera da ricapitarsi alla Signorina; – e bench'io l'abbia scritta quand'io già m'era saldamente deliberato a questo partito d'allontanarmi, temo a ogni modo d'avere versato sovra quel foglio tanta afflizione da contristare quella innocente. A lei dunque, signor mio, non rincresca di farsi mandare quella lettera dall'ortolano; e gli fo' dire che non la fidi se non a lei solo. La serbi così sigillata o la bruci. Ma perché alla sua figliuola riescirebbe amarissimo ch'io mi partissi senza lasciarle un addio, e tutto jeri non mi fu dato mai di vederla – ecco qui annesso un polizzino pur sigillato – ed ardisco sperare ch'ella, signor mio, la consegnerà a Teresa T*** innanzi che diventi moglie del marchese Odoardo. – Non so se ci rivedremo – ho ben decretato di morire, non foss'altro, vicino alla mia casa paterna; ma quand'anche questo mio proponimento fosse deluso – sono certo ch'ella, signore ed amico mio, non vorrà mai dimenticarsi di me.
Il signore T*** mi fe' capitare la lettera per Teresa (che ho riportato dianzi) a sigillo inviolato; – né tardò a dare a sua figlia il polizzino. L'ebbi sott'occhio; era di poche righe; e d'uomo che per allora pareva tornato in sé.
Tutti quasi i frammenti che seguono mi vennero per la posta in diversi fogli.
Rovigo, 20 Luglio
Io la mirava e diceva a me stesso: Che sarebbe di me se non potessi vederla più? e correva a piangere meco di consolazione sapendo ch'io le era vicino – e adesso?
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