– Ecco le poche parole scrittemi da Teresa: “Abbiate rispetto alla vostra vita; ve ne scongiuro per le nostre disgrazie. Non siamo noi due soli infelici. Avrete il mio ritratto quando potrò. Mio padre piange con me; e non gli rincresce ch'io risponda al biglietto che mi ha ricapitato da parte vostra; pur con le sue lagrime a me pare che tacitamente mi proibisca di scrivervi d'ora innanzi – ed io piangendo lo prometto; e vi scrivo, forse per l'ultima volta, piangendo – perché io non potrò più confessare d'amarvi fuorché davanti a Dio solo”.
Tu sei dunque più forte di me? Sì, ripeterò queste poche righe come fossero le tue ultime volontà – parlerò teco un'altra volta, o Teresa; ma solamente quel giorno che mi sarò agguerrito di tanta ragione e di tale coraggio da separarmi davvero da te.
Che se ora l'amarti di questo amore insoffribile, immenso, e tacere e seppellirmi agli occhi di tutti, potesse ridarti pace – se la mia morte potesse espiare al tribunale de' nostri persecutori la tua passione e sopirla per sempre dentro il tuo petto, io supplico con tutto l'ardore e la verità dell'anima mia la Natura ed il Cielo perché mi tolgano finalmente dal mondo. Or ch'io resista al mio fatale e insieme dolcissimo desiderio di morte, te lo prometto; ma ch'io lo vinca, ah! tu sola con le tue preghiere potrai forse impetrarmelo dal mio Creatore – e sento che ad ogni modo ei mi chiama. Ma tu deh! vivi per quanto puoi felice – per quanto puoi ancora. Iddio forse convertirà a tua consolazione, sfortunata giovine, queste lagrime penitenti ch'io mando a lui domandandogli misericordia per te.
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