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      Pur troppo tu, pur troppo, tu ora partecipi del doloroso mio stato, e per me tu se' fatta infelice – e come ho io rimeritato tuo padre delle affettuose sue cure, della fiducia, de' suoi consigli, delle sue carezze? e tu a che precipizio non ti se' trovata e non ti trovi per me? – Ma e di che dunque mi ha egli beneficato tuo padre, e ch'io oggi nol ricompensi con gratitudine inaudita? non gli presento in sacrificio il mio cuore che insanguina? Nessun mortale mi è creditore di generosità; – né io, che pur sono, e tu 'l sai, ferocissimo giudice mio posso incolparmi d'averti amata – bensì l'esserti causa d'affanni, è il più crudele delitto ch'io mai potessi commettere.
      Ohimè! con chi parlo? e a che pro?
      Se questa lettera ti trova ancora a' miei colli, o Lorenzo, non la mostrare a Teresa. Non le parlare di me – se te ne chiede, dille ch'io vivo, ch'io vivo ancora – non le parlare insomma di me. Ma io te lo confesso: mi compiaccio delle mie infermità: io stesso palpo le mie ferite dove sono più mortali, e cerco d'esulcerarle, e le contemplo insanguinate – e mi pare che i miei martirj rechino qualche espiazione alle mie colpe, e un breve refrigerio a' dolori di quella innocente.
      Firenze, 25 Settembre
      In queste terre beate si ridestarono dalla barbarie le sacre Muse e le lettere. Dovunque io mi volga, trovo le case ove nacquero, e le pie zolle dove riposano que' primi grandi Toscani: ad ogni passo ho timore di calpestare le loro reliquie. La Toscana è tuttaquanta una città continuata, e un giardino; il popolo naturalmente gentile; il cielo sereno; e l'aria piena di vita e di salute.


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Ultime lettere di Jacopo Ortis
di Ugo Foscolo
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