V'ha egli diversità da queste solitudini alla tomba? La mia morte sarebbe per me la meta de' guai, e per voi tutti la fine delle vostre ansietà sul mio stato. Invece di tante ambasce continue, io vi darei un solo dolore – tremendo, ma ultimo: e sareste certi della eterna mia pace. I mali non ricomprano la vita.
E penso ogni giorno al dispendio di cui da più mesi sono causa a mia madre; né so come ella possa far tanto. S'io mi tornassi, troverei casa nostra vedova del suo splendore. E incominciava già ad oscurarsi, molto innanzi ch'io mi partissi, per le pubbliche e private estorsioni le quali non restano di percuoterci. Né però quella madre benefattrice cessa dalle sue cure: trovai dell'altro denaro a Milano; ma queste affettuose liberalità le scemeranno certamente quegli agi fra' quali nacque. Pur troppo fu moglie mal avventurata! le sue sostanze sostengono la mia casa che rovinava per le prodigalità di mio padre; e l'età di lei mi fa ancora più amari questi pensieri. – Se sapesse! tutto è vano per lo sfortunato suo figliuolo. E s'ella vedesse qui dentro – se vedesse le tenebre e la consunzione dell'anima mia! deh! non gliene parlare, o Lorenzo: ma vita è questa? – Ah sì! io vivo ancora; e l'unico spirito de' miei giorni è una sorda speranza che li rianima sempre, e che pure tento di non ascoltare: non posso – e s'io voglio disingannarla, la si converte in disperazione infernale. – Il tuo giuramento, o Teresa, proferirà ad un tempo la mia sentenza – ma finché tu se' libera; – e il nostro amore è tuttavia nell'arbitrio delle circostanze – dell'incerto avvenire – e della morte, tu sarai sempre mia.
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Milano Lorenzo Teresa
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