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      “Or via: costanza. – Eccoti una bragera, scintillante d'infiammati carboni. Ponvi dentro la mano; brucia le vive tue carni: bada; non t'avvilire d'un gemito. – A che pro? – E a che pro deggio affettare un eroismo che non mi giova?”
      “È notte; alta, perfetta notte. A che veglio immoto su questo libro? – Io non imparai se non la scienza di ostentare saviezza quando le passioni non tiranneggiano l'anima. I precetti sono come le medicine, inutili quando la infermità vince tutte le resistenze della Natura.
      Alcuni sapienti si vantano d'avere domate le passioni che non hanno mai combattuto: l'origine è questa della loro baldanza. – Amabile stella dell'alba! tu fiammeggi dall'oriente, e mandi a questi occhi il tuo raggio – ultimo! Chi l'avria detto sei mesi addietro quando tu comparivi prima degli altri pianeti a rallegrare la notte, e ad accogliere i nostri saluti?
      Spuntasse almeno l'aurora! – Forse Teresa si ricorda in questo momento di me – pensiero consolatore! Oh come la beatitudine d'essere amato raddolcisce qualunque dolore!
      Ah notturno delirio! va – tu ricominci a sedurmi: passò stagione: ho disingannato me stesso; un partito solo mi resta.”
      La mattina mandò per una Bibbia ad Odoardo il quale non l'aveva: mandò al parroco, e quando gli fu recata, si chiuse. A mezzodì suonato uscì a spedire la seguente lettera, e tornò a chiudersi.
      14 Marzo
      Lorenzo, ho un secreto che da più mesi mi sta confitto nel cuore: ma l'ora della partenza sta per suonare; ed è tempo ch'io lo deponga dentro il tuo petto.


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Ultime lettere di Jacopo Ortis
di Ugo Foscolo
pagine 175

   





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