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      Che notte! Credi tu che quel terribile spettro mi abbia perdonato mai? – La mattina dopo, assai se ne parlò: si trovò il morto in quel viale, mezzo miglio più lontano, sotto un mucchio di sassi fra due castagni schiantati che attraversavano il cammino; la pioggia che sino all'alba cascò dalle alture a torrenti ve lo strascinò con que' sassi; aveva le membra e la faccia a brani: e fu conosciuto per le strida della moglie che lo cercava. Nessuno fu imputato. Ben mi accusavano nel mio secreto le benedizioni di quella vedova perché ho subitamente collocata la sua figlia al nipote del castaldo; e assegnato un patrimonio al figliuolo che si volle far prete. E jer sera vennero a ringraziarmi di nuovo dicendomi, ch'io gli ho liberati dalla miseria in cui da tanti anni languiva la famiglia di quel povero lavoratore. – Ah! vi sono pure tanti altri miseri come voi; ma hanno un marito ed un padre che li consola con l'amor suo, e che essi non cangierebbero per tutte le ricchezze della terra – e voi!
      Così gli uomini nascono a struggersi scambievolmente!
      Fuggono da quel viale tutti i villani, e tornandosi da' lavori, per iscansarlo, passano per le praterie. Si dice che le notti vi si sentano spiriti; che l'uccello del mal-augurio siede fra quelle arbori e dopo la mezzanotte urla tre volte; che qualche sera si è veduto passare una persona morta – né io ardisco disingannarli, né ridere di tali prestigj. Ma svelerai tutto dopo la mia morte. Il viaggio è rischioso, la mia salute è incerta; non posso allontanarmi con questo rimorso sepolto.


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Ultime lettere di Jacopo Ortis
di Ugo Foscolo
pagine 175