Que' due figliuoli in ogni loro disgrazia e quella vedova sieno sacri nella mia casa. Addio.
Per entro la Bibbia si trovarono, assai giorni dopo, le traduzioni zeppe di cassature e quasi non leggibili di alcuni versi del libro di Job, del secondo capo dell'Ecclesiaste, e di tutto il cantico di Ezechia. –
Alle quattro dopo mezzodì si trovò a casa T***. Teresa era discesa tutta sola in giardino. Il padre di lei lo accolse affabilmente. Odoardo si fe' a leggere presso un balcone; e dopo non molto posò il libro: ne aprì un altro, e leggendo s'incamminò alle sue stanze. Allora Jacopo prese il primo libro così come fu lasciato aperto da Odoardo; era il volume IV delle tragedie dell'Alfieri: ne scorse una o due pagine; poi lesse forte:
Chi siete voi?... Chi d'aura aperta e puraQui favellò?... Questa? è caligin densa;
Tenebre sono; ombra di morte... Oh mira;
Più mi t'accosta; il vedi? Il Sol d'intornoCinto ha di sangue ghirlanda funesta...
Odi tu canto di sinistri augelli?
Lugubre un pianto sull'aere si spandeChe me percote, e a lagrimar mi sforza...
Ma che? Voi pur, voi pur piangete?...
Il padre di Teresa guardandolo gli diceva: O mio figlio! – Jacopo seguitò a leggere sommessamente: aprì a caso quello stesso volume, e tosto posandolo, esclamò:
...Non diedi a voi per ancoDel mio coraggio prova: ei pur fia pari
Al dolor mio.
A questi versi Odoardo tornava, e gli udì proferire così efficacemente che si ristette su la porta pensoso. Mi narrava poi il signore T*** che a lui parve in quel momento di leggere la morte sul volto del nostro misero amico; e che in que' giorni tutte le parole di lui ispiravano riverenza e pietà. Favellarono poi del suo viaggio; e quando Odoardo gli chiese se starebbe di molto a tornare: Si, rispose, potrei quasi giurare che non ci rivedremo più. Non ci rivedremo noi più? dissegli il signore T*** con voce afflittissima.
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