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      Se non ci imputi la infermità che ne uccide, vorrai forse imputarne le passioni che hanno gli stessi effetti e la stessa sorgente perché derivano da te, né potrebbero opprimerci se da te non avessero ricevuto la forza? Né tu hai prefisso una età certa per tutti. Gli uomini denno nascere, vivere, morire: ecco le tue leggi: che rileva il tempo e il modo?
      Nulla io ti sottraggo di ciò che mi hai dato. Il mio corpo, questa infinitesima parte, ti starà sempre congiunta sotto altre forme. Il mio spirito – se morrà con me, si modificherà con me nella massa immensa delle cose – e s'egli è immortale! – la sua essenza rimarrà illesa.
      Oh! a che più lusingo la mia ragione? Non odo la solenne voce della Natura? Io ti feci nascere perché tu anelando alla tua felicità cospirassi alla felicità universale; e quindi per istinto ti diedi l'amor della vita, e l'orror della morte. Ma se la piena del dolore vince l'istinto, che altro puoi tu fare se non correre verso le vie che io ti spiano per fuggir da' tuoi mali? Quale riconoscenza più t'obbliga meco, se la vita ch'io ti diedi per beneficio, ti si è convertita in dolore?
      Che arroganza! credermi necessario! – gli anni miei sono nello incircoscritto spazio del tempo un attimo impercettibile. Ecco fiumi di sangue che portano tra i fumanti lor flutti recenti mucchj d'umani cadaveri: e sono questi milioni d'uomini sacrificati a mille pertiche di terreno, e a mezzo secolo di fama che due conquistatori si contendono con la vita de' popoli. E temerò io di immolare a me stesso que' dì pochi e dolenti che mi saranno forse rapiti dalle persecuzioni degli uomini, o contaminati dalle colpe?


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Ultime lettere di Jacopo Ortis
di Ugo Foscolo
pagine 175

   





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