– Lorenzo; comincio a vacillar nuovamente. Ma conviene disporsi – e lasciarli in pace.
P.S. Torno da quella donna decrepita di cui parmi d'averti narrato una volta. La sconsolata vive ancora! sola, abbandonata spesso gl'interi giorni da tutti che si stancano di ajutarla, vive ancora; ma tutti i suoi sensi sono da più mesi nell'orrore e nella battaglia della morte.
Seguono due frammenti scritti forse in quella notte; e pajono gli ultimi.
“Strappiamo la maschera a questa larva che vuole atterrirci. – Ho veduto fanciulli raccapricciare e nascondersi all'aspetto travisato della loro nutrice. O Morte! io ti guardo e t'interrogo – non le cose ma le loro apparenze ci turbano: infiniti uomini che non s'arrischiano di chiamarti, ti affrontano nondimeno intrepidamente! Tu pure sei necessario elemento della Natura – per me oggimai tutto l'orror tuo si dilegua, e mi rassembri simile al sonno della sera, quiete dell'opre.
Ecco le spalle di quella sterile rupe che frodano le sottoposte valli del raggio fecondatore dell'anno. – A che mi sto? Se devo cooperare all'altrui felicità, io invece la turbo: s'io devo consumare la parte di calamità assegnata ad ogni uomo, io già in ventiquattro anni ho vuotato il calice che avria potuto bastarmi per una lunghissima vita. E la speranza? – Che monta? conosco io forse l'avvenire per fidargli i miei giorni? Ahi che appunto questa fatale ignoranza accarezza le nostre passioni, ed alimenta l'umana infelicità.
Il tempo vola; e col tempo ho perduto nel dolore quella parte di vita che due mesi addietro lusingavasi di conforto.
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Strappiamo Morte Natura
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