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      Questa piaga invecchiata è ormai divenuta natura: io la sento nel mio cuore, nel mio cervello, in tutto me stesso; gronda sangue, e sospira come se fosse aperta di fresco. – Or basta, Teresa, basta: non ti par di vedere in me un infermo strascinato a lenti passi alla tomba fra la disperazione e i tormenti, e non sa prevenire con un sol colpo gli strazj del suo destino inevitabile?”
      “Tento la punta di questo pugnale: io lo stringo, e sorrido: qui; in mezzo a questo cuor palpitante – e sarà tutto compiuto. Ma questo ferro mi sta sempre davanti! – chi chi osa amarti, o Teresa? Chi osò rapirti? – Fuggimi dunque; non mi ti accostare, Odoardo! –
      O! mi vado strofinando le mani per lavare la macchia del tuo sangue – le fiuto come se fumassero di delitto. Frattanto eccole immacolate, e in tempo di togliermi in un tratto dal pericolo di vivere un giorno di più – un giorno solo; un momento – sciagurato! sarei vissuto troppo.”
      20 Marzo, a seraIo era forte: ma questo fu l'ultimo colpo che ha quasi prostrata la mia fermezza! nondimeno quello ch'è decretato è decretato. Ma tu, mio Dio, che miri nel profondo, tu vedi che questo è sacrificio più che di sangue.
      Ella era, o Lorenzo, con la sua sorellina; e parea che volesse scansarmi; ma poi s'assise, e l'Isabellina tutta compunta se le posò su le ginocchia. Teresa – le dissi accostandomi e prendendole la mano: – mi riguardò: e quella bambina gettando il suo braccio sul collo di Teresa, e alzando il viso le parlava sottovoce: Jacopo non mi ama più. E la intesi – S'io t'amo? e abbassandomi e abbracciandola – t'amo, io le diceva, t'amo teneramente; ma tu non mi vedrai più. O mio fratello!


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Ultime lettere di Jacopo Ortis
di Ugo Foscolo
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