Verrò ad ogni modo – se potessi scriverle – e voleva scrivere: pur se le scrivessi non avrei più cuore di venire – tu le dirai che verrò, che essa vedrà il suo figliuolo; – non altro – non altro: non le straziare di più le viscere; avrei molto da raccomandarti intorno al modo di contenerti per l'avvenire con essa e di consolarla. – Ma le mie labbra sono arse; il petto soffocato; un'amarezza, uno stringimento – potessi almen sospirare! – Davvero; un gruppo dentro le fauci, e una mano che mi preme e mi affanna il cuore. – Lorenzo, ma che posso più dirti? sono uomo – Dio mio, Dio mio, concedimi anche per oggi il refrigerio del pianto.
Sigillò il foglio e lo consegnò senza verun soprascritto. Guardò il cielo per gran pezzo; poi s'assise, e incrociate le braccia su lo scrittojo, vi posò la fronte: più volte il servo gli chiese se voleva altro; ei senza rivoltarsi, gli fe' cenno con la testa, che no. Quel giorno incominciò la seguente lettera per Teresa.
Mercoledì, ore 5
Rassègnati a' decreti del Cielo e troverai qualche felicità nella pace domestica, e nella concordia con quello sposo che la sorte ti ha destinato. Tu hai un padre generoso e infelice: tu devi riunirlo a tua madre la quale solitaria e piangente forse chiama te sola: tu devi la tua vita alla tua fama. Io solo – io solo morendo troverò pace, e la lascierò alla tua casa: ma tu povera sfortunata!
Sono pur assai giorni ch'io prendo a scriverti e non posso continuare! O sommo Iddio, vedo che tu non mi abbandoni nella ora suprema; e questa costanza è maggiore de' tuoi beneficj.
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