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      E intanto la madre di lui fu in quella sera atterrita di più fiero presentimento. Io nell'autunno scorso, trovandomi a' colli Euganei, aveva letto in casa del signore T*** parte d'una lettera21 nella quale Jacopo tornava con tutti i pensieri alla sua solitudine paterna. E allora Teresa rappresentò a chiaroscuro la prospettiva del laghetto de' cinque fonti, e accennò sul pendio d'un poggetto l'amico suo che sdrajato su l'erba contempla il tramontare del Sole. Richiese d'alcun verso per iscrizione il padre suo, e le fu da lui suggerito questo di Dante:
      Libertà va cercando ch'è sì caraMandò poscia in dono il quadretto alla madre di Jacopo, raccomandandosi che non gli dicesse mai donde veniva; infatti egli non l'avea mai risaputo: ma quel giorno ch'ei fu in Venezia s'accorse del quadretto appeso, e di chi lo aveva fatto; non ne fe' motto: bensì rimastosi nella camera tutto solo, smosse il cristallo, e sotto al verso:
      Libertà va cercando ch'è sì carascrisse l'altro che gli vien dietro:
      Come sa chi per lei vita rifiuta.
      E fra il cristallo e la scannellatura di dentro della cornice trovò una lunga treccia di capelli che Teresa, alcuni giorni prima delle sue nozze, s'era tagliati senza che veruno il sapesse, e ripostili nella cornice in guisa che non trasparissero ad occhio vivente. L'Ortis a que' capelli congiunse, quando li vide, una ciocca de' suoi e gli annodò insieme col nastro nero che portava attaccato all'oriuolo; e rimise il quadretto a suo posto. Poche ore dopo, la madre sua vide il verso aggiunto, s'avvide anche della treccia, e della ciocca e del nodo nero ch'ei forse disavvedutamente o per fretta non aveva potuto rimpiattare che non paresse.


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Ultime lettere di Jacopo Ortis
di Ugo Foscolo
pagine 175

   





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