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      Entrammo pel rastrello del giardino; ed ei soffermandosi, alzò gli occhi al cielo, e dopo alcun tempo proruppe guardandomi: Pare anche a te che oggi la luce sia più bella che mai?
      Avvicinandosi alle stanze di Teresa, io intesi la voce di lei: – ma il suo cuore non si può cangiare: – né so se Jacopo che m'era dietro uno o due passi, abbia udito queste parole; non ne riparlò. Noi vi trovammo il marito che passeggiava, e il padre di Teresa seduto nel fondo della stanza presso ad un tavolino con la fronte su la palma della mano. Restammo assai tempo tutti muti. Jacopo finalmente. Domattina, disse, non sarò più qui – e rizzandosi, si accostò a Teresa e le baciò la mano, ed io vidi le lagrime su gli occhi di lei; e Jacopo tenendola ancora per mano la pregava perché facesse chiamare la Isabellina. Le strida e il pianto di questa fanciulla furono così improvvise ed inconsolabili che niuno di noi poté frenare le lagrime. Appena ella udì ch'ei partiva, gli si attaccò al collo e singhiozzando gli ripeteva: o mio Jacopo perché mi lasci? o mio Jacopo torna presto: né potendo egli resistere a tanto pietà, posò l'Isabellina fra le braccia di Teresa che non proferì mai parola – Addio, egli dissele, addio – e uscì. Il signore di T** lo accompagnò sino al limitare della casa e lo abbracciò più volte e lo baciò gemendo. Odoardo che gli era a lato ne strinse la mano, augurandoci il buon viaggio.
      Era già notte; e non sì tosto fummo a casa egli comandò a Michele di allestire il forziere, e mi pregò istantemente perché tornassi a Padova a pigliare le lettere esibitegli dal professore C***. E partii sul fatto.


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Ultime lettere di Jacopo Ortis
di Ugo Foscolo
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