Ma non lo sa”.
Sul fascino esercitato dalla psicoanalisi, un fascino che blocca l'esercizio della critica, ha posto l'attenzione Ludwig Wittgenstein (1889-1951). “Non c'è modo - afferma Wittgenstein - di mostrare che il risultato generale dell'analisi non potrebbe essere un inganno”. La psicoanalisi è “una mitologia che ha molto potere”. Mitologia e non scienza. E l'intento di Wittgenstein è quello di far perdere la nostra subordinazione nei confronti della psicoanalisi. Più in particolare, il procedimento della libera associazione delle idee, fa presente Wittgenstein, è una cosa ben strana, “perché Freud non chiarisce mai come possiamo sapere dove fermarci, dove la soluzione sia giusta”.
Ai nostri giorni la critica più nota nei confronti della psicoanalisi freudiana è sicuramente quella di Karl R. Popper (nato a Vienna nel 1902, morto nel 1994). Popper a più riprese ha sostenuto che la psicoanalisi non è scientifica, e non è scientifica perché non è falsificabile. “Non c'è - scrive Popper - alcun comportamento immaginabile che possa contraddire la psicoanalisi.” E “quanto all'epica freudiana dell'Io, del Super-io e dell'Es non si può avanzare nessuna pretesa ad uno stato scientifico, più fondatamente di quanto lo si possa fare per l'insieme delle favole omeriche dell'Olimpo. Queste teorie descrivono alcuni fatti, ma alla maniera dei miti. Esse contengono delle suggestioni psicologiche assai interessanti, ma in forma non suscettibile di controllo”. Al pari del marxismo, la psicoanalisi non è scienza.
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