Un caso solo non basta a provare la validità generale di un teorema: ma io posso soltanto ripetere ancora - e lo faccio perché non mi è mai capitato di riscontrare diversamente - che la sessualità è la chiave del problema delle psiconevrosi e delle nevrosi in generale: chi disprezza la chiave, non aprirà mai la porta. Aspetto ancora nuovi risultati dalle ricerche, che possano contraddire questo teorema, o anche soltanto limitarne il campo di applicazione; ciò che ho udito fino ad oggi contro di esso è sempre stato espressione di disaccordi o antipatie personali, alle quali è sufficiente rispondere con le parole di Charcot: “Ça n'empêche pas d'exister”.
Delineerò un'analogia tra il criminale e l'isterico. In entrambi i casi ci troviamo di fronte a un segreto, a un qualcosa di nascosto. Ma perché ciò non appaia paradossale, devo immediatamente indicarne la differenza. Nel caso del criminale, abbiamo un segreto che egli conosce e nasconde a voi, mentre nel caso dell'isterico abbiamo un segreto che non conosce neppure lui, che è nascosto, cioè, anche a lui stesso. Come è possibile ciò? Orbene noi sappiamo da laboriose ricerche, che tutte queste malattie sono la conseguenza del fatto che il paziente è riuscito a rimuovere certe idee e certi ricordi molto carichi di affetto, insieme con i desideri che sorgono da quelli, in modo che non giocano alcun ruolo nel suo pensare - ossia non entrano nella coscienza - e quindi gli restano sconosciuti. Ma da questo materiale psichico rimosso (questi “complessi”) sono generati i sintomi somatici e psichici che tormentano il paziente proprio come quando si ha la coscienza sporca.
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Charcot
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