La cura delle malattie nervose che sorgono dal matrimonio sarebbe piuttosto l'infedeltà coniugale. Ma più rigidamente una donna è stata educata e più austeramente si è sottomessa alle richieste della civiltà, più ha paura di imboccare questa via di uscita; e nel conflitto tra i suoi desideri e il suo senso del dovere, cerca ancora una volta rifugio nella nevrosi. Niente protegge la sua virtù meglio di una malattia. Così lo stato matrimoniale, offerto come consolazione in gioventù alla pulsione sessuale della persona civile, si dimostra inadeguato persino alle richieste del periodo coperto da esso.
Il ritardo dello sviluppo dell'attività sessuale a cui la nostra educazione e la nostra civiltà tendono, al principio non è certamente dannoso. Si è visto che è una necessità quando si consideri l'età tarda in cui i giovani delle classi istruite raggiungono l'indipendenza e sono capaci di guadagnarsi la vita. (Questo mi ricorda, incidentalmente, l'intima interconnessione che corre tra tutte le istituzioni della nostra civiltà e la difficoltà di alterarne una qualsiasi parte senza considerare il tutto.) Ma non si possono non muovere obiezioni all'astinenza di un giovane prolungata parecchio dopo i vent'anni; ed essa arreca altri danni anche quando non porta alla nevrosi.
Difficilmente si può concepire un artista astinente; ma non è certo una rarità un giovane savant astinente. Quest'ultimo, col dominio di sé può liberare le forze per i suoi studi; mentre il primo probabilmente trova le sue realizzazioni artistiche potentemente stimolate dall'esperienza sessuale.
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