Noi [...] abbiamo l'abitudine di formarci le nostre opinioni delle disposizioni individuali ex post facto: attribuiamo questa o quella disposizione solo dopo il fatto, quando cioè le persone si sono già ammalate. Non abbiamo alcun metodo per scoprirle in anticipo. Ci comportiamo, in effetti, come il re scozzese di un romanzo di Victor Hugo, il quale si vantava di possedere un metodo infallibile per riconoscere la stregoneria. Egli metteva a bollire la donna accusata e quindi assaggiava il brodo. Poi secondo il gusto diceva: “Sì, era una strega”, oppure: “No, non lo era”.
In un certo senso il tabù vive ancora ed opera presso di noi. Per quanto venga inteso negativamente e si rivolga ad un altro contenuto, esso in fondo non differisce, nella sua cultura psicologica, dall'imperativo categorico di Kant, che opera in forma coattiva, escludendo ogni motivazione cosciente.
Il progresso sociale e tecnico dell'umanità ha intaccato il tabù molto meno di quanto non sia avvenuto per il totem.
La partecipazione sentimentale della madre alle vicende della figlia può portare a tali fenomeni d'identificazione che essa si innamora dell'uomo da quella amato. Questo fatto, in alcuni casi, può generare una violenta reazione psichica e portare la madre a forme gravi di malattia nervosa.
Quell'irritabilità e quel senso di avversione che notiamo in tutto il comportamento affettivo del genero ci fa supporre che per lui la suocera rappresenti veramente una tentazione all'incesto. Non è isolato il caso in cui un genero si innamori apertamente della suocera prima di rivolgere la propria attenzione alla figlia.
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Victor Hugo Kant
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