Da un lato la psicoanalisi ha ristretto il modo di pensare fisiologico e dall'altro ha conquistato alla psicologia una buona parte della patologia.
Una buona metà del compito psichiatrico, al fine di una soluzione, viene attribuita dalla psicoanalisi alla psicologia. Sarebbe tuttavia grave errore voler presumere che l'analisi ricerchi o appoggi una concezione esclusivamente psicologica dei disturbi psichici. Essa non può negare che l'altra metà ha come oggetto l'innuenza di fattori organici (meccanici, tossici, infettivi) sull'apparato psichico.
Le interpretazioni della psicoanalisi sono in primo luogo traduzioni da un modo di espressione che ci è sconosciuto in quello consueto per il nostro pensiero. Quando interpretiamo un sogno, ci limitiamo a tradurre un certo contenuto ideativo (i pensieri onirici latenti) “dal linguaggio del sogno” a quello della nostra vita da svegli. Si vengono in tal modo a conoscere le particolarità di questo linguaggio onirico e si trae la sensazione che esso faccia parte di un sistema espressivo molto antico.
Le dottrine ed i sistemi filosofici sono frutto di un numero di persone di netta impronta individuale; in nessuna altra scienza compete anche alla personalità dello scienziato una parte così di rilievo come appunto nella filosofia.
Alla psicoanalisi non capitò, come ad altre nuove scienze, di essere accolta con impaziente simpatia da coloro che si interessano del progresso del sapere. Per molto tempo non le si dette ascolto, e quando infine non si poté più ignorarla, diventò, per ragioni affettive, oggetto di violenta avversità da parte di quanti non si erano addossati la fatica di conoscerla.
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