Le donne, specialmente se vengono su carine, manifestano una sorta di autoappagamento, che serve da compensazione alle restrizioni sociali cui debbono sottostare nella scelta dell'oggetto. A rigor di termini, dovremmo dire che queste donne amano solo se stesse, e con una intensità paragonabile solo a quella con cui l'uomo le ama.
Il narcisismo dell'altro esercita una forte attrazione su colui che ha rinunciato a una parte del proprio e va in cerca di un oggetto d'amore.
Il fascino del bambino risiede in gran parte proprio in quel suo narcisismo, che è auto-soddisfacimento, che è inaccessibilità; è il fascino che ci è dato di vedere in certi animali, come il gatto o le grandi belve da preda, che sembrano non curarsi affatto della nostra presenza. E, ancora, perfino i grandi criminali e i grandi umoristi, almeno come sono descritti nella letteratura, catturano il nostro interesse per quello spessore narcisistico con cui si adoperano ad allontanare dal loro Io qualsiasi cosa lo possa rimpicciolire.
Il costituirsi della coscienza è, in fondo, l'incorporazione delle critiche dei genitori in un primo momento, e di quelle della società poi.
Il fatto di dipendere dall'oggetto amato fa calare l'autostima: chi ama è umile. Chi ama ha, per così dire, rinunciato a una parte del suo narcisismo, e tale parte può essere rimpiazzata solo dal venire ricambiato in amore.
La maggioranza delle donne isteriche si annoverano tra le rappresentanti più attraenti e perfino più belle del sesso femminile; mentre, d'altro canto, l'essere brutte, l'avere difetti organici e altre infermità, come si riscontra frequentemente nelle donne delle classi più basse della società, non fa aumentare l'incidenza delle malattie nevrotiche.
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