Lo Stato in guerra si permette tutte le ingiustizie, tutte le violenze, la più piccola delle quali basterebbe a disonorare l'individuo. Esso ha fatto ricorso, nei confronti del nemico, non solo a quel tanto di astuzia permessa, ma anche alla menzogna cosciente e voluta, e questo in una misura che va al di là di tutto ciò che si era visto nelle guerre precedenti. Lo Stato impone ai cittadini il massimo di obbedienza e di sacrificio, ma li tratta da sottomessi, nascondendo loro la verità e sottomettendo tutte le comunicazioni e tutti i modi di espressione delle opinioni ad una censura che rende la gente, già intellettualmente depressa, incapace di resistere ad una situazione sfavorevole o ad una cattiva notizia. Si distacca da tutti i trattati e da tutte le convenzioni che lo legano agli altri Stati, ammette senza timore la propria capacità e la propria sete di potenza, che l'individuo è costretto ad approvare ed a sanzionare per patriottismo.
Di rado l'uomo è del tutto buono o del tutto cattivo; nella maggior parte dei casi egli è buono per certi aspetti, cattivo per altri; buono in certe condizioni esteriori, decisamente cattivo in altre. L'esperienza ci ha dimostrato questo fatto interessante: che la preesistenza, nell'infanzia, di tendenze molto “cattive” costituisce in molti casi una delle condizioni per l'orientamento verso il bene, quando l'individuo ha raggiunto l'età adulta. I bambini più egoisti possono diventare cittadini estremamente caritatevoli e capaci dei massimi sacrifici; la maggior parte degli apostoli della pietà, dei filantropi, dei protettori di animali, hanno dimostrato, nell'infanzia, tendenze sadiche e crudeltà nei confronti degli animali.
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