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      Come Apelle espongo la tavola al giudicio più critico dell'Unversità Letterata, e sotto di essa mi nascondo tutto, perché tutto mi sono svescerato per lavorarla con gli sforzi della mia debolezza; Quindi attendo il sentire da chi ha il senno fiorito, il demorsos sapit ungues, di cui Persio si servì per celebrare un compiuto Componimento. Se poi si trovasse tal uno di proboscide così affilata, che presumesse di censurar questa mia sacra fatica, non posso far altro, che consigliarlo a ritirarsene, perché gli Elefanti agli albori dell'Orizonte, benché di nuvoletti contornati si curvano riverenti; e perché non si possono specchiare nello stagno limpido, procurano prima di bere d'intorbidarlo col naso. Sfido chi si sia a far prima atretanto, o meglio, e poi si vedremo.
      Molti hanno scritto del mio Santo, ma pochissimo, hanno spiegato volo degno di una tanta Eminenza di Merito. Il Suggetto quanto più fu humile in terra, per la ragion de' contrari, tanto più è sulime nel Cielo; ond'è, che rari sian giunti con l'Eloquenza volante [xiv] alle falde di questo grand'Olimpo di Santità, non che al mezo di esse; gli altri tutti collo stile loro pedestre son rimasti infangati nelle bassezze palustri delle loro vene mocchiose. Non pretendo già di screditar chi si sia; perché come Diogene soglio lodar anche quelli, che fan male qualche mestiere, e perciò da tutti scherniti, essendo meglio il non oprar bene, che l'oprar male. Il non sonar ben di tromba, è meglio del sonar d'arpa: cioè del rubare.


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I fasti del miracoloso S. Francesco di Paula
di Francesco Fulvio Frugoni
1681 pagine 413

   





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