Deh come colle innumerabili Truppe de' suoi Bellicosi Seguaci, non men, che colle numerosissime Schiere de' suoi Affetti Pietosi, basta, quando tu ti ricovri al di lui Costato, a conquidere tutti gli Eserciti delle Colpe, & a ripulsare tutti gli approci delle sciagure.
Figlio specialissimo di Padre sì degno è il prodigiosissimo ANTONIO DA PADOVA, che nato di là dall'Herculee Colonne, passando per arricchire l'Italia [56] colla pretiosa sua Salma, lo Stretto d'Abila, e di Calpe, vi portò seco il Non plus ultra delle Maraviglie Vangeliche. Arca in vero del Testamento nuovo, & Eterno, ch'emulando quella dell'antico Testamento adempiuto, e consumato, dovunque vien riverita, & accolta fa innondare a disgorgo le Sovrane Beneficenze. ANTONIO sì, che non per altro Simbolo, nelle Ceneri del suo Corpo, Giglio purissimo da Casto Amore combusto, conservò la sua Lingua intera, e qual fiamma purpurea, vivace, che per impiegare la sua possente Intercessione a nostro beneficio, e difesa. Antonio, che strignendosi al petto Gesù bambino, fu quel Gigante di merito, che giunse col cuore là dove arrivano appena l'Aquile dell'Empireo, che a' piè di Gesù pargoletto stesero l'ale prostrate. Egli formò delle braccia culla a quel Dio, a cui le sfere son fasce anguste, e resse col petto retto quel Grande sub quo curvantur, qui portant orbem. Quindi stupor non è, s'egli hebbe poi tanta lena, che mosse il Mondo a sua voglia, e maneggiò gli elementi con la sua vaglia. Inviscerandosi con quel Verbo, il cui dire è fare, la cui parola è Onnipotenza, hebbe Antonio tanto potere, che rapì alla morte le vite, al Demonio l'anime, perché non mai parlò, che non operasse, né mai operò, che non operasse prodigij.
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