Prodigij di gran Dottrina, di cui fu Mastro, [57] portenti di gran Santità, di cui fu Mostro: Gran Taumaturgo del Tago, il quale dove si sepellisce, indorò la culla ad Antonio: gran Taumaturgo dell'Eridano, che dove Antonio ha la tomba, piega riverente per adorarlo humiliato le corna d'oro. Io fui nella famosa Città, che vanta le fondamenta da Antenore, ma la sua fermezza da Antonio, & ivi adorai quell'Urna beata, in cui si chiudono degli sfortunati le sorti; e nel sepolcro di Antonio, non so dir, se osservassi, o sepolta la morte, o risorgente la vita. Succhiai da quella pietra, in cui si adorano chiuse l'ossa venerabili del Santissimo Heroe, succhiai colle labbra ad un riverential ribrezzo tremanti, e palpitose al sintomico abbronzamento d'una Terzana addoppiata, la mia rinvigorita salute, sentendomi intepidire le vene aduste all'hor, che divampommi l'anima accesa nella lingua oratrice, con la quale sclamai nel tenore delle mie flebili noteO sasso amato, & honorato tanto,
Che versi la pietà, pietra del Santo!
Così sfavillando questa da' miei baci percossa, m'accorsi all'hora, che l'anima mia era tutta di acciaro, arruginita dalle sue colpe; onde considerai la bontà di Antonio, che non abborriva il mio cuore, di quel sasso più duro, se questo formava l'Echo salubre a' miei prieghi. Sentij da que' fori esalar le fragranze di quel candido [58] Giglio, le quali m'istupidirono il senso, & in quel sasso, dove le calamitadi fanno naufragio, e periscono assorbiti i pericoli, trovai delle mie passioni la calma, nelle mie tempeste il porto.
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