Fa da ruginoso Manescalco ferrar'una volta il suo mite Asinello, e perché non ha moneta, che di Preghiere a concambiar la fatica dell'Operaio, che a tutti modi brontolando chiede la paga, o 'l Somiere in deposito; accenna FRANCESCO al fedel Giumento, che restituisca la ferratura; ed ecco, che ubbidientissimo quello, crollante i piedi, sopra il suolo, la lascia al Mastro indiscreto, mostrando, che questi più di lui meritava di esser ferrato.
Deh qual mi opprime di tante Geste del mio FRANCESCO, insopportabile al mio Stile slombato, voluminosa la mole! Il veggo in ogni genere, a qualunque procinto, in tutte le maniere abbondar così di Miracoli, fin'a ducento, e trecento tal [82] volta il giorno, che par di questi haver le Miniere aperte nel seno.
Oh quanti Ciechi aprirono gli occhi a' purificanti spiragli di questo Luminare Divino! Io non ho lumi a descriverli, come FRANCESCO ad illuminarli. Oh quanti Muti prosciolsero della lingua stupida i nodi a' prieghi industri di questo Celeste Facondo! Io non ho svelte le parole ad esprimerli, come FRANCESCO a farli parlare. Oh quanti Demoniaci furono liberati da questo Humilissimo Austero, che a' piedi scalzi calcava intrepido il capo all'antico Serpente? Io non ho spiriti così puri a radunar in racconto tutti gli Spiriti immondi, che FRANCESCO discaccia in effetto. Oh quanti Morbosi acquistarono la Salute a' rimedij pietosi di questo Santo Esculapio! Io non ho l'Eloquenza sì amena per infiorarli, come FRANCESCO i Semplici floridi per guarirli.
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