Tal esser dovea la Pira per questa gran Fenice dello Spirito Santo, ch'esalando non men'estinta, che viva fragrantissimi odori, hebbe una Tomba di fuoco divino in Francia, se nella Calavria gli havean formata la Culla fiamme celesti.
Mentre ardeva l'Anima in Cielo dentro un incendio refrigerante, godeva, che ardesse, con eguali sorte, il suo Compagno, sopra la Terra, che come indegna di haver'appresso quel gran Tesoro lo tramandava alla Sfera dell'Etere, come al suo Centro.
Restarono solo quaggiù l'Ossa ricuperate da' Cattolici ch'estinsero colle lagrime quelle fiamme sacrileghe, e raccolsero quelle Ceneri sagre per mantenerle tiepide co' sospiri, parendo che, o vivo, o morto, l'Innamorato FRANCESCO gelar non potesse mai.
Delle innumerabili Gratie, che questo fulgidissimo Sole diffuse dall'Auge della [103] sua Gloria, e va proseguitamente spargendo a chiunque Divoto l'implora, l'Evidenza chiara, più, che la mia Penna oscura formi 'l racconto. Ho voluto sol con un Tirso misurar la Grandezza in una Pianta di questo Sublime Colosso di Santità, e come da un'unghia sola far capire qual sia questo bravo Lione di Merito, che così terribile, col solo suo Nome invocato, si rende a' Demonij, e così generoso col suo solo aspetto discaccia le Traversìe.
Serva, per hora, a chi legge, appunto come un Indice frettoloso, questo Ragguaglio diminuito. Forse arridendo il Cielo a' miei sincerissimi Voti, e ridendo la Sorte a' miei travagliatissimi Studi, seguir potria, che se per hora ti sono andato su questo Suggetto, così fecondo, stuzzicando la fame, con istil più facondo havessi, tal giorno fortuna di appagarti la sete.
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