Siasi l'Epigrafe sotto la Statua del Chippi di tal tenore: Io sono Annibale; Ma sol per FRANCESCO Vittorioso. Tante volte Egli liberommi dalle Saette del fiero Trace, quant'Io scoccai verso lui le giaculatorie Preghiere. S'Io fui per lui tutto petto, Ei fu per me tutto Scudo. Trovandomi attorniato da' Cani, questo sol'Agnello salvommi. Egli saldò le mie piaghe, ma più il mio cuore; e rendendolo intrepido ne' conflitti, lo rese ancora sicuro nel timor dell'Altissimo. [107] Col Sole della sua Carità ravvivò il vigore della mia debolezza, e fe' al mio cospetto impallidir quella Luna, che sempre crescente, sempre è più scema. Già stava per mietermi non ancora maturo di pensiero, e di etade, colla sua Falce arruotata, la Morte in herba, e FRANCESCO, il mio gran Protettore, gli si oppose, perch'Io potessi dar frutti di Penitenza.
Accorra dal Principio (un de' Colli Latini rinomato per lo maestoso Convento della Trinità de' Monti) il Padre della Motta Minimo, crudamente sbudellato, nell'ultimo Sacco di Roma, in cui la Pietà Religiosa pianse con lagrime di Sangue le sue stragi cruente, e prostrandosi in Tours alla Tomba del suo gran Padre alla quale si è fatto condurre più dalla Fede aleggiante, che dall'ufficiosa assistenza di chi accompagnollo, mentre si sente ristabiliti i suoi rovinosi intestini, sclami in questo modo: Eccomi tutto sviscerato più, che prima non fui, a professarvi l'obbligo, che mi risulta da queste viscere, che sanaste, o mio gran Patriarca, a cui debbo nell'avvenir più, che prima tutto il filo della mia Vita, poiché voi così benignamente raccozzato l'havete.
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