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      Negli horribili terremoti, che scossero l'Anno 1638 con terror così tetro le due Calavrie, & inghiottirono tante Cittadi, e Castella, fino al numero di cent'ottanta FRANCESCO si mostrò stabile in Cielo, sua Patria vera, pronto a protegger'in Terra la sua Patria nativa. Pareva all'hora riconfermata l'errante opinione Copernica, mentre la Terra medesima così sensibilmente movendosi, quasi che tornar volesse all'antico Chaos, sembrava immobile il Cielo alle querule strida di quelle Nationi agitate. Fremeva il suolo sconcosso, e gemeva il cuor palpitoso. Il Suolo apria mille bocche all'hora per divorare quel Popolo afflitto; e quel Popolo afflitto; scioglieva a migliaia le lingue per supplicar l'Altissimo irato. Le Case si cangiavano in Tombe; dentro alle quali giaceano gli habitanti prima sepolti, che spenti. L'horrore serpeggiava per tutto a lasciarvi colle sue Striscie il ribrezzo: Ogni Sibilo d'aura, era annuntio di morte: ogni movimento di Terreno era invito alla Sepoltura: ogni crollo recava cadute: ogni caduta esterminij. La Parca non più si serviva di falce a recider Vite, ma di trappole a coglierle, e tendendo le sue reti ne' Campi con funestissimo scempio disertava l'Humanità fuggitiva, che quanto più cercava il rifugio, tanto più incontrava [145] il pericolo: Tremavano i petti, che non havevano più fermezza, imitando i piè vaccillanti: Lagrimavano gli occhi, che non haveano più scopo, mentre languivano gli animi, che non havevano più Speranza. Più naufràgi si pativano in terra, che in mare, & era più sicurezza cercar il porto nelle tempeste, mentre mancava il fondo nelle Campagne.


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I fasti del miracoloso S. Francesco di Paula
di Francesco Fulvio Frugoni
1681 pagine 413

   





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