In Parma poi la riverij di passagio pochi mesi prima, ch'ella passasse [184] ad arricchir l'Eritreo della Gloria, e tacendo gli honori, che la generosa si compiacque di ripartirmi, l'osservai, nel tributarle i convenevoli della mia osservanza, tinta di un pallor prenuntio di morte, ma però sempre sfavillar, come stella appunto sul tramontare, non meno spiritosa nella frizzatura delle vivaci parole, che spirituale nell'espressiva de' suoi concetti: Felice il Mondo se havesse così felicemente la saggia saputo esprimere quelli del corpo, come fea quei dell'anima. M'incaricò strettamente di dover pregar per l'Altezza sua, c'hor senza la nuvola della mortalità si può chiamare più propriamente Serenissima, e m'ingiunse con replicata anelanza, ch'io la raccomandassi al mio Santo, principalissimo suo Avvocato, pregandolo, che nelle fluttuationi di una vita ondeggiante in questo procelloso mare del Secolo si degnasse di scorgerla al porto della vera salute. Così seguì appunto, e quella gran Principessa, che indorò la Dora col suo splendore, fe' svenir la Parma col suo deliquio, accrescendo a questi due fiumi lagrimata gli humori.
Piacenza, che porta in fronte il Nome di Pia, essendolo ancora di fatti conserva nel cuore la Divotione del gran FRANCESCO, da cui, nel Venerdì particolarmente supplicato riporta sensibilissimi Emolumenti.
[185] Mantova, Nido de' Cigni, e Reggia dell'Aquile, cole FRANCESCO sopra il suo Lago, qual Cigno candido, e nel suo Cielo qual Aquila proteggidrice. Son a lui troppo cari gl'Imperiali Gonzaghi per non iscordarseli mai: Gli hebbe in Francia suoi Fondatori, e per gratissima corrispondenza in Italia li conserva ristabiliti.
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