Qual Aquilino, che ha già spiegate regie le penne col proprio materno esempio solleva il generoso Rinaldo, in cui redivivo il gran Genitore si ammira, Principe degno della fortuna di un Alessandro per haverne il cuore; alla grandezza del cui petto regale, e di un merito già maturo nel fior degli anni, angusto sarebbe un Mondo, ma egli, che ha saputo impugnar lo scettro di tutti i cuori si è reso padrone del più nobile impero.
Entri qui hora fastosa a laurear di FRANCESCO i Fasti Laura la spiritosa, la pia Duchessa Reggente, non men partiale del Santo di quello, che sia la gran Principessa di Contì sua Sorella, che si può dir nella Gallia Minerva. Minerva pure può dirsi Laura, madre se non figlia di un Giove, che tal va crescendo il vivente Duca in una così accurata educatione della gran Genitrice a' suoi Stati. Che se di Giove è simbolo l'Aquila, con qual gran volata comincia il nobilissimo Giovinetto ad emular del valor avìto i trionfi, poiché non gli manca la destra hereditaria de' fulmini di guerra, & ha le pupille così perspicaci per fissarle nel Cielo, in cui già contempla FRANCESCO suo Protettore.
[191] Ma per espor'in epilogo tutte del regij Estensi le glorie, basta produr il purpureo nome del gran Rinaldo Principe Cardinal d'Este, splendor così vivo dell'Ostro sacro, Astro così luminoso dell'Ecclesiastico Cielo. Rinaldo, che tutto è Specchio, ma di Diamante, in cui balenano i riflessi di una mente fulgidamente soda, e così sodamente fulgida, che non si può discernere nell'abbagliamento, che vibra la di lui grandezza s'egli sia più intelligente, o più maestoso.
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