Filiberto di Savoia è un Principe che sa favellar meglio con la destra, che con la lingua, e più col cuore, che con la bocca Principe al baleno della sua spada fulminante in guerra, al lampo della sua magnanimitade tonante in pace: Saggio egualmente, e forte: prudente all'egual di pio, con la sodezza della sua mente base della Virtù, colla sensatezza del suo capo capitollo dell'Honore, e tutto in uno Colonna del Principato, la cui maestà sa così ben sostenere, che non mai, benché pieghevole per l'affabilità [207] decorosa, si lascia veder vacillante per la serietà sua serena più, che severa. Severa è bensì la di lui religiosa divotione, singolarmente verso FRANCESCO, nel cui Tempio sovente si curva orante con esemplarissima rimostranza del suo pijssimo, e gentilissimo genio, a cui debbe il mio ossequio obbligato, non che la sincerità di questi caratteri veri nella continuatione de' miei affetti dalla riverenza temprati. Tanto posso dir di Eugenio Conte di Soessone, Principe, a cui l'Italica riputatione tanto è tenuta, poiché la fa campeggiare tra i Gigli d'oro, volando egli tra i Galli più sublime di un'Aquila, & appunto, qual Aquila, sollevandosi a venerare FRANCESCO, suo chiaro Sole.
Non debbo qui trasandar'i due chiari Lumi di quell'augustissimo Sangue, che splendono con gare alterne di luce, ad illustrarne maggiormente le glorie. Son questi D. Gabriello, D. Antonio di Savoia: il Castore, & il Polluce del Ciel Alpino: Fratelli per l'ascendenza della Nascita; ma molto più per la somiglianza del Merito.
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