Son eglino i Gemini di quel Zodiaco sfolgorante; e ben con Homero può la penna descriverli come i Gemini:
Iovis è caelesti semine natos,
perché Figli di quel Carlo Emanuello, il quale dal Soglio sassoso dell'Alpi, con perpetua bellicosa tempesta, avventò colla [208] mano intrepida, & ambidestra, splendida al par di splendente, cotanti fulmini, e profuse tanti tesori. Come fulmini appunto di valor', e d'ingegno, uscirono i due incliti Germani da quel Giove tonante; e se il primo è un fulmine in guerra, il secondo è un'Iride in pace. Fulmine il primo, poiché sconfisse con generose prodezze (onde si accreditò per un Marte vittorioso) più volte i nemici; Iride il secondo, poiché co i colori delle Virtù più nobili (onde si accreditò per un Mercurio eloquente) balenò sempre sereno. Il primo, come fulmine, riconosce da FRANCESCO, (Santo veramente di fuoco, e non mai di fumo) il vigor', & il Lampo: Il secondo, com'Iride, trahe da FRANCESCO (inecclissabil Sole di Santità) con singolar divotione la fulgidezza.
Di voi non parlo, valorosi, Nobili, forti, e gentilissimi Cavalieri Piemontesi, e Savoiardi, perché la mia penna non ha tratti bastevoli ad abbozzar né meno una striscia del vostro ardentissimo lume, del vostro luminosissimo ardore, con cui fiammeggiando ossequiosi, & ossequiandolo fiammeggianti a FRANCESCO accendete il cuore. Voi, ne' quali si epiloga con epitome spiritosa la Virtù militare, la Cavaglieria virtuosa, siete gli Astri indefessi, che vi aggirate sempre a FRANCESCO. Né men parlerò di voi preclarissime Dame del Piemonte, e della [209] Savoia, che formate la via di latte, perché il mio inchiostro è troppo dissimile dal vostro candore.
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