Così questa non può temer di non trovare sicuro il porto, perché veleggia con la scorta di Stelle sì chiare, e cotanto benefiche. Viva dunque felicissimo chi sa felicitar così generoso, e siano i Voti de' Minimi sempre rivolti al Cielo, perché queste Stelle mai non tramontino, poiché sono il Diadema più fulgido, che dalla Divotione intrecciato di questo gran Cardinale scintilli in terra al gran Patriarca FRANCESCO DI PAULA sul capo.
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[235]Perché il Venerdì sia destinato a così
Salutare Divotione.
PROLUSIONE XI.
Il Venerdì già profanato dal Nome d'impura Venere su consagrato col Sangue Verginale del nostro purissimo Nume.
Giorno segnato con quelle Perle, che stillò da' suoi Fonti lagrimosi, & spirante l'allegrezza del Paradiso: Marcato nella Faretra della Croce con cinque Gemme di prezzo infinito nelle Piaghe adorabili del nostro amor Crocifisso.
Giorno, che nel Meriggio hebbe l'Alba coronata di Spine, e tempestata di Rose, tutta rugiadosa di Sangue, che spuntando nuda da un Monte, nelle tenebre dell'Universo confuso recò la luce al Genere Humano redento.
Giorno, in cui squarciatosi dall'imo al sommo il velo del Tempio non v'ha Portiera, che impedisca l'accesso a Dio.
Giorno, in cui all'Ecclisse del Sole si manifestò la Luce del Mondo, & al tremor della Terra si stabilì la Salute dell'Huomo.
Giorno, in cui si spezzano co' sassi i cuori, e dalle Coscienze fetenti, non meno, che dalle putride Tombe i corpi svegliati, fa risorgere l'Anime incarognite.
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