De' tuoi Antenati, che havevan tanto del Grande, non hai hereditato sol, che la Vanità, che ti empie di un nulla. La Discendenza, che professi, per non dir che millanti, da Essi, nel solo nome porta discapito: Se li pareggi ne' vitij [273] non sei, come furono quelli, che per l'Infamia famoso, e fumoso per l'ambitione. La sola Virtù è la Nobiltà più verace, il solo timor di Dio è contrasegno d'esser ben nato. Vuol raccontare la Sagra Genesi, la Genitura di Noè Patriarca, e comincia a dire: Hae sunt Generationes Noe. Hor a noi! Intendiamo chi fu suo Padre, come si nomasse il di lui Avolo, qual fosse il Ceppo de' suo' Maggiori? Ecco la narratica, che fa succedere misteriosa: Noe Vir Iustus, atque Perfectus cum Deo ambulavit. La Giustitia è quella, che nobilita più del Sangue: L'esser Perfetto è molto più, che l'esser Nobile; & è quello un gran Cavaliere, che veramente è amico di Dio. Ma per esser'amico di Dio bisogna far tutto ciò, ch'Ei comanda, & amarlo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, e con tutta l'anima tua. Hor come potrai tu dire di amarlo, che fai tante parti del tuo cuore diviso in tanti (già, che sei un huomo di gran cuore, come professi, benché vaneggiando) e la minore ne doni a Dio? Come l'amerai con tutta la tua mente, se non hai altro nella tua mente, che il mentire, per ingannare il tuo Prossimo; l'insuperbirti, per deprimerlo; l'avanzarti, per lasciarlo addietro, & il sublimarti, per conculcarlo? E pur nel tuo Prossimo vilippeso Iddio offeso si chiama.
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