Col Magnetismo dell'Humiltà attrasse le Benedittioni del Cielo, gli Applausi dal Mondo. Perché fuggì sempre come punture di Cantaridi, come Canti di Sirene, le acclamationi de' Popoli, meritò di godere, raddolcimento del tedio humano, le Canzoni degli Angeli, che tante fiate gli ferono un Paradisetto nella di lui povera Cella Melodiosi.
Attribuì li moltissimi, e così mirabili, suoi Miracoli, hor'alle naturali Cagioni hor'alla Providenza Celeste; e non alla sua Intercessione. Fortunato, che con Chimica, Saggia al pari di Santa, seppe far Oro del Piombo, disprezzando l'humana [308] Gloria, e pretendendo di smaltir per Piombo l'Oro della sua Carità, ché dilettossi sempre di smaltare coll'Humiltà delle sue parole.
Nelle Facende Dimestiche, accorse sempre alle più Servili, e pur'era il Padre Venerabile della Famiglia. Andò cercando sovente, come Diogene solea fare colla Lucerna, colla Lampada ardente della sua Carità, non un Huomo, ma un Bruto, che il maltrattasse, affine di convertirlo col suo mistissimo Tratto in un Angelo: sì come succedè molte volte. Chinò la testa tal'hora alla petulante baldanza di un Paltoniere, Colui che vide prostrarsi a' suoi piedi supplichevoli i Regi, e riverenti ad ossequiarlo i Principi Grandi.
Ricusando il Carattere Sacerdotale, rimase caratterizzato dall'Humiltà sua profonda, non meno che consagrato dalla Santità sua sublime; Quindi si rese così singolare, che sì come non si trovò nel di lui concetto alcuno ad Esso inferiore, così non vi fu mai alcuno del suo Secolo, che lo sorpassasse nel Merito.
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