Tre volte, ogni notte con tempeste di ferro flagellò le sue spalle; e quanto più grandinato, tanto più fe' frutto, raccogliendo da que' solchi Messe di Gloria. Trambasciò più fiate sfiatato sotto le fruste, amando meglio di soffrir'i deliquij della sua Carne, che la ribellione del proprio Senso.
Oh FRANCESCO! Oh FRANCESCO! Mostro di Penitenza, quanto più deformato, tanto più bello, s'Io ti rimiro mi abbagli, perché la tua continua Mortificatione mi pare un proseguito Miracolo, non che un perpetuo Martirio. Riflesso nell'Austerezza della tua Vita l'Imaginatione confusa, e piango percosso da tanti raggi, onde sfolgoreggi, la mia così rilassata, e codarda, che ad ogni minimo tedio apparente fugge dal patire [319] ritrosa. Osservo il tuo animo così perfettamente mortificato, che nol rinvengo mai nel gran Periodo de' tuoi anni divertito da un oggetto mondano: quinci mi volgo a me così dissimile dall'obligo, che professo, e vorrei, essere così pronto col mio Spirito ad imitarti, come col mio Senso a risentirmi.
Hor'eccoti qui mio Mortale un abbozzo in FRANCESCO del Crocifisso. Deh perché non ti scuoti una volta dal tuo letargo? Tu dormi sepolto nelle Delitie, perciò non osservi FRANCESCO fra le Spine ravvolto. Sempre più vivo al Mondo, altro sentimento non hai, che del tuo Senso insensato. Regali la tua Carne, e pur ti tradisce. Questa è la Dalida, che non ti leva la forza, quando l'Anima tua le si adagia in seno. La tua morbidezza ti snerva, il tuo piacer ti contamina, la tua felicità di sommerge.
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