Questo Sagrificio fu esattamente in sé stesso da FRANCESCO imitato. Egli [325] fu così appassionato del Crocifisso, che lo portò nelle viscere accese da un intensissimo Amore. Arse Fenice Amorosa in perpetuo incendio, e fu la sua Catasta la Croce. La sua Vita fu tutta uno Spiraglio di Ardore. Sotto le ceneri delle sue Penitenze hebbe sempre vivo il fuoco Divino. Pallido ogn'hora, non solo come Astinente, ma come Amante, se pur'hebbe in viso qualche rossore, fu negli Estasi così frequenti, che il rapiro alla terra, qual innamorata Pirausta, a raggirarsi d'intorno all'amato Lume.
Iddio il marcò coll'impronto di sé medesimo; e se non gl'impresse sensibili nelle membra le Piaghe del Crocifisso, gli stampò nell'Anima profondamente la forma della sua confitta Divinità. La Carità di FRANCESCO fu così prodigiosa, che l'ammirò la stessa Natura insensata ne' Sassi, negli Alberi nelle Fiamme, nell'onde. Con la sua Carità fe' FRANCESCO un perfetto circolo; peroché con quella aggirandosi sempre a Dio, Iddio si congiunse a lui; e non sapendosi spiccar mai, l'invaghito del suo Dilettissimo Nume, dal contemplarlo, oh quante volte, oh quante sviscerato da' baci nel vezzeggiarlo trambasciò sulla Croce, e suggellò la sua bocca orante colle Piaghe adorate del suo Signore. Contemplandolo, non solo della pelle, ma dell'Anima, non che per gli Amici, ma per gli stessi Nemici [326] spogliato, a tanto eccesso di Carità languiva d'Amore, onde scendevano gli Angioli ad assieparlo di fiori, & a caricarlo de' fruti, ch'Egli meditando havea colti, in tanta abbondanza, dall'Albero della Vita.
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