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      Come l'Amore, da Platone descritto, andò FRANCESCO sempre co' piedi scalzi, per esalar le vampe de' suoi affetti vestiti di fiamme; e non si curando d'altro nel Mondo, che di amare il suo Dio, sprezzò questo Secolo con una dotta Ignoranza, e lo schernì con una saggia Pazzia.
      Fe' singolarmente tante maraviglie nel Fuoco, perché questo fu il suo proprio Elemento. Strinse con man sicura Carboni accesi, perché gli cinse il cuore abbronzato un'ardentissima Carità. Questa fu la Verga con cui, Mosè Novello, comandò all'Universo, e se non divise con quella il Mare, l'affossò al suo passaggio; e se non cangiò con quella l'acque nel sangue, convertì il Sangue de' Peccatori in acque di Pentimento. Se con quella non fe' venir le zanzare, scacciò le Vespe: Se non uccise i Serpenti, li portò nelle mani che svelenati. Se non fe' morire i Primogeniti dell'Egitto, fe' nascere i Primogeniti delle Famiglie: se non fe' piovere il fuoco dal Cielo, colle sue piante l'estinse: Se non fe' inondare le Rane le fe' saltare: Se non uccise i rubelli, risuscitò i [327] Devoti: Se non attrasse i Cimici puzzolenti, smorbò le coscienze delle fetide colpe. Fe' sgorgar più volte dalle Pomici l'onde; ma più volte, e più da' cuori di felce le lagrime. Entrò nelle Fornaci a raffinar l'oro della sua Carità, senza abbrucciar un pelo de' suoi capelli, non havendo timor'alcuno, perché sapeva, che perfecta Charitas foras mittit timorem, e che il Signor disse a' suoi Diletti: Vestri Capilli omnes numerati sunt: nolite timere.


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I fasti del miracoloso S. Francesco di Paula
di Francesco Fulvio Frugoni
1681 pagine 413

   





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