Ah non altro no, che il Disegno di farvi conoscere un Dio Amante. Voi discendeste per mettere il Mondo a fuoco; e pure questo mio cuor di paglia vano, e leggiero, non arde! Non arde no; che perciò si rinova il prodigio in esso dello Spinaio nel Sinai; perché coll'esservi, tante volte voi sceso a darmi la Legge, non si consuma sol per amarvi, ma solo si [330] strugge, qual cerca, al calore del fomite, e se ne va in fumo, qual fieno, alla vampa del Senso. Misero di me: Che fui? Che sono? E che sarò mai? Fui ghiaccio al vostro ardore: son'ombra al vostro Sole: sarò cenere, senza il fuoco del vostro santissimo Amore. Ah Santissimo Amore, accendimi, ardimi impolverarmi, pria che la Morte mi estingua, mi raffreddi, m'inceneri.
SUPPLICA AL SANTO.
E voi mio caro FRANCESCO, Immortal'Amante di Dio vivo, che colla vostra Carità feste fermar le Rupi insensate, perché non movete il mio cuor così sensuale? Se galleggiaste sull'acque, perché vi die' l'Amor Divino, per farvi uno Smergo del Paradiso, deh sollevate il mio Spirito così pesante, perché tutto pieno di terra. Vivificate il mio Affetto morto, voi che restituiste la vita a' Defonti; e non ricusate, se feste già risorger gli Agnelli divorati, e combusti dalle fornaci, che l'anima mia divorata dalla Carnalità, combusta da fiamme illecite, risorga tutta Innocente per mezo vostro dalla fornace della concupiscenza, divorata da' miei appetiti, ad intercedere col vostro Merito, spargendo belati di Pentimento, quelle Gratie, che come un'Agna mansuetissima vi dimanda.
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