Tutte queste fatticose Carriere corse l'Eterno Sole per la salute dell'Huomo. A cavar la Pecorella perduta dalle zanne del Lupo Infernale, entrò il buon Pastore per le spine; passò per le punte, sudò sangue, votò le Vene, stillò le lagrime, perdè la pelle, e per non finir l'Amore finì la Vita.
Deh miralo fissamente, ch'Egli colla sua mutolezza ti rimprovera la tua Ingratitudine; perché tu il pagasti di colpe, e di nuovo colle colpe il piagasti, quanto a te, per cui di nuovo, se non soverchiasse il Merito della sua Morte, tornerebbe al morire, per tornar'a darti la Vita.
Ma non abbusò già FRANCESCO di un tanto Amore, che a lui servì sempre di un Santo Esempio. Oh quanti rapì alle fauci di una Morte letale: oh quanti sottrasse del Peccato agli artigli! Entrò con coraggio Vangelico nelle Corti, e ne snidò col zelo di un Elia le Passioni. Chi non fu solito mai di restar'abbagliato a' fulgori dell'Oro, non hebbe mai paura de' folgori della Corona. Per guadagnar'i Regi all'Empireo intraprese Viaggi, ben'opposti al Genio della cara sua solitudine: si mischiò nella folla del Mondo per cacciarne i Giornalieri del Senso.
[334] L'Amor del suo Prossimo fello scordar di sé stesso; e per ministrar col consiglio all'Anime il Cibo si scordò di mangiare. Ma tanto poco era il di lui Nodrimento, che ben facile gli occorrea lo scordarselo. Cavò dal capo degli ammorbati i Vermini velenosi; ma più volte, e più da' cuori de' Delinquenti le Verminose Inclinationi.
Non fu canna vota per l'astinenza; ma benché debole servì a molti cadenti di appoggio.
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