Portò nella bocca il Mele per la dolcezza delle parole faconde, ma non fucate; vi portò i Pungoli nell'acutezza de' suoi penetranti Ricordi: Così fu Ape, che andò a gli altri più, che a sé medesimo mellificando. Il suo disegno fu sempre di preparare, come Giovanni, al Signore una Plebe perfetta.
Anche una Maliarda accrebbe le conquiste di lui, che seppe svellere le Anime dall'Abisso. Una Strega, di quelle, che nel Reame di Napoli chiaman Magare, forse perché son Megere, e Furie non favolose dell'Erebo, a' Salmi di FRANCESCO divoti cadette i suoi Ensalmi Sortilegi. Coronata d'Aspidi il cuore, se non il capo, li fe' tutti scoppiar colla Penitenza a cui l'indusse con Eloquenza Celeste il Santo, Prodigioso più nel muovere il petto di una Donna insassito, che non fu in Paterno col fermar le Rocche nell'Aria. Spettacolo degno del Paradiso, [335] veder'un'Hecuba di costumi fetidi, cangiarsi tosto in un'Helena di Bellezza interiore. Questa spietata Medea, che vantava di poter fermar nel Cielo la Luna, e di sconvolgere l'ordine della Natura, divenne una Taide Penitente, fissando gli occhi nel Sol'Eterno, che la fe' lagrimare co' raggi delle sue ispirationi, traspirati per lo mezo di un Cristallo così puro, come FRANCESCO. Disfè i suoi circoli l'Incantadrice profana, pensando al circolo dell'Eternità, propostole da questo Santo Archimede, che l'abbagliò collo Specchio del Crocifisso, e la gittò, prostrata, a' suoi piedi, per chieder'a Dio perdono. L'ottenne, perché fu Mediatore FRANCESCO, il quale tramutò in Agna colei, che tante volte solea cangiarsi in Lupa.
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