[351] Impallorito in un sagro ribrezzo, che lo sorprende, secondo lo stile de' veri Amanti; mostra, che il Sangue tutto gli è corso alle più intime fibre per soccorrerlo pronto ne' vitalissimi svenimenti di lui, che muore havendo nel cuor la Vita. Con dolcissima Sincope soavemente giacendo boccone sul pavimento, dopo haver messo la bocca in Cielo, solleva al Cielo l'Anima sua sublimata, mentre abbandona il suo Corpo sopra la terra, dall'Amore abbattuto, e prostrato dall'Humiltà.
In questo modo nodrito di quella Manna, che gli è piovuta nello spinoso Diserto dell'incolta sua Carne, passa le intere Quaresime senza gustar Cibo alcuno mortale, poiché gli serve di alimento il suo Dio.
Con una corda annodata dal suo collo pendente, trattò sempre di legarsi, in quell'Atto terribile al suo Bene Sagramentato; e ricordandosi, che il suo Christo dalla Cena fu strascinato con funeste Funi alla Croce, egli pure legato si presenta dalla Croce alla Cena, per protestarsi volontario Schiavo di Dio, senza una minima libertà di coscienza.
Ma tu, che tale il contempli: tu Anima, quanto più dissoluta ne' tuoi errori, tanto più dalle tue passioni legata, perché non fremi con pio furore contra di te considerando la tua tepidezza al confronto [352] di un contraposto sì ardente?
Ahi quante volte, e quante rinovasti in te stessa l'antico Chaos rimescolando le tenebre colla luce sopra gli Abissi de' tuoi peccati. Fosti una Talpa, & osasti cibarti di Cielo. Fra que' Ligustri Sagramentali Vipera livorosa ti ravvolgesti.
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