Troppo presumo, troppo, o mio Castissimo Amante, quando pretendo, che facciate degna de' vostri Doni quest'Anima mia così ribelle alle vostre Leggi, e tanto macchiata dalle sue sordidezze. Non ho cosa in me, che vi piaccia, e pur ardisco di supplicare, che la vostra Bontà mi esaudisca. Se fossero sempre stati i miei pazzi pensieri candidi come i vostri [383] saggi Precetti, potrei sperar, che le vostre Gratie abbondassero sopra i miei Voti; Ma voi abborrite di modo l'impurità, che (per testimonio del vostro Apostolo) vi sete fatto più sublime di tutt'i Cieli, che non son mondi nel vostro cospetto, poiché vi peccarono gli Angioli Apostati. Che farò dunque, o mio Dio, se così mi trovo da voi colla mia impudicitia lontano? Attenderò a penar nelle mie Miserie, o pur aspetterò a respirare nelle vostre Misericordie? Ah viva in me il Crocifisso: e muora in me quell'Impuro Affetto, che a vagheggiar le Piaghe del mio Caro Svenato, per succhiarne la Purità co' vostri sguardi divoti. Le vostre Piaghe sì, che debbono esser, o Dio, i Poli della mia Fede, e le Fontane dell'Anima mia, che ad esse può solo refrigerar la sua sete, senza bever più le scolature immonde di quelle terrene Cloache, nelle quali sì lungamente mi ravvoltai.
SUPPLICA AL SANTO.
E voi fragrantissimo Giglio di Purezza Celeste, e Celibe, FRANCESCO, Fiore de' Vergini, che coronaste sempre co' vostri floridi Affetti l'Agnello di Dio, non permettete, deh, ch'egli mi si converta in Lione, aizzato dalla mia Sensualità, per lacerare questo mio Spirito, tanto Carnale, [384] così corrotto da' miei Appetiti, tanto sfrenati.
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