Voi severissimo Amante di un Dio Nudo, vi spogliaste d'ogni affetto mortale: quaggiù abbracciando povero Crocifisso, per goderlo lassù Tesoro glorificante. Impetratemi dunque col vostro aiuto una Virtù, che vi rese così perfetto, accioché col mezo di essa Io vaglia a discacciare quella Tribulatione, che tanto mi tiene afflitto.
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[398]VENERDÌ
UNDICESIMO
DEDICATO
ALLA MANSUETUDINE
DEL SANTO.
Deh quanto si rese ammirabile il nostro dolcissimo Salvatore ne' suoi Costumi Vangelici, che ci persuase a seguire non solo colla Dottrina de' suoi Consigli, ma molto più coll'Esempio delle sue Geste. Spiccò fra le altre, qual fulgidissima Stella del primier'ordine, quella inalterabile Mansuetudine, con cui, sempre humanissimo, diè singolarmente fra tante, una prova evidente della sua Divinissima Essenza.
Iddio sempre in sé stesso placido, non mai si turba, perché non è suggetto a tempeste quel Mare immenso, in cui spira l'Aura dello Spirito Santo; che perciò vi si godono sempre calme di latte. Né a quel Cielo Sovrano, che si aggira in sé medesimo con tanti Astri quanti Attributi, ascendono mai Vapori, che possano turbarne il sereno, & improcellarne l'aspetto.
[399] Discese perciò ad incarnarsi da quel suo Cielo il Verbo, sicut pluvia in vellus: che vuol dire come la Neve, di cui non può addursi a spiegar la Mansuetudine simbolo più soave, qual hora dolcemente albeggiando imbianca, cadendo senza strepito alcuno, la Terra.
Come della Mansuetudine tanto amico, venne il Diletto, quemadmodum Filius Unicornium, a posarsi mitissimo in grembo della Pulcella Davidica, che coronollo de' suoi Castissimi Gigli, spiranti fragranza celibe di mansuetissimi Affetti.
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