Oh Mansuetudine Empirea! Oh Soavità Impareggiabile!
Mite non men di Muto, non solo non tuona, il Verbo, ma non favella, quando un Popolo contumace pria colle lingua ingiuste, che co' chiodi crudeli l'ha Crocifisso. Come un Agnello, non solo si lascia tondere, ma ancora scorticato si sente senza aprir la bocca ad un Ahi. È [401] coronato Re de' Dolori, e pur non appar dolente; anzi gode, perché patisce, né si querela, perché trionfa.
Curva le spalle ad un Legno duro, e pur non apre le fauci ad un tenero ohimei sfiancato, ma non ritroso, cadente, ma non restìo: nella debolezza costante, negli scorni ridente, più dalla Modestia, che dal proprio Sangue vermiglio, irritato, ma non irato, è sempre il medesimo; & in tanta varietà di tormenti conserva illesa l'Egualità sublimissima della Mansuetudine imperturbata.
Tale fu la Temperie del nostro Divinissimo Amante da FRANCESCO esattamente imitata; e corrisposta con una dolcissima consonanza, per far'Echo, in tutto, al Crocifisso colla sua Vita tanto ammirabile in tutto.
Coll'Incanto delle armoniose parole unì gli Animi più discordi. Parea, che havesse in bocca favi di Mele, non solo come Prudente, ma come Mansueto. Non mai si vide turbato, perché non fu mai Superbo. Il Vento dell'Ambitione non l'alterò: Il Sangue non mai fugli acceso dall'Ira al cuore, perché la penitenza ogn'hora più raffreddollo alla passione del Senso, e più infiammato nell'Affetto di Dio.
Fu pecorella per esser'Eletto dalla Gratia: Fu Agnello per somigliarsi a Gesù: Fu Colombo, che non sentissi mai [402] fremere per lo sdegno, ma singhiozzante nell'Oratione.
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