SUPPLICA AL SANTO.
Basta sol, che il vogliate, o mio riverito FRANCESCO, per impetrarmi quanto, con viva Fede per vigore del vostro Merito, Io cerco al mio Dio. Al vostro, dirò meglio, da cui vi supplico colle viscere nella lingua da ottenermi una pace interiore, che mi traspiri dal volto mite, per mostrar al Mondo, ch'Io son Figliuolo rigenerato del Crocifisso. Deh non isdegnate questo mio Cuore, benché quasi sempre suggetto a sdegnarsi. Egli non si vuol più turbare nell'avenire, che contra me stesso, perché mi turbai sempre per lo passato contro al mio Prossimo. Ahi quanti, ne ho sconsolati colle torbide mie procedure! Ma tocca a voi raddolcire quell'acque amare, col legno di quella Croce, [409] che vi rese dolce ogni assentio. Deh voi, che foste Semplice, e placido come Colomba, non permettete, ch'io viva più nero, e crudele, come Cornacchia. Cangiatemi in Cigno, se son un Corbo, e fate, che de' favori divini, come di rugiade sovrane felicemente pasciuto, habbia per nido Eterno il Costato del Crocifisso.
VENERDÌ
DODICESIMO
DEDICATO
ALLA PATIENZADEL SANTO.
Non è la Patienza una Virtù sola, come il Nome la circoscrive; ma un Aggregato di tutte le Virtù, come la pratica lo dimostra. Ella, essendo di tutte l'Anima, in tutto si trovano, e tutte si trovano in Essa. Appunto come la Prudenza per le Morali, la Patienza è trascendente per le Celesti. La Verginità non fiorisce, la Povertà non germoglia, l'Ubbidienza non frutta, la Continenza non pulla senza di Essa. La Mansuetudine è Spettro, l'Astinenza è Larva.
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