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      Cominciò il nostro Santo la sua Vita morendo nelle angustie di una Penitenza non intermessa, né mai la raddolcì con un lieve regalo; non mai refrigerolla con un respiro mondano; non mai la rilassò con un lecito divertimento. La strascinò fra gli Sterpi fiorita: l'alimentò coll'inedia satolla, la logorò co' sassi dormendo, la lacerò co' flagelli vegliando; né stimò mai più gran Festa per lui, che quando fece Vigilia.
      Oh quante volte il rinvenne sol di preghiere nodrito, sulle stesse ginocchia curvo, il Sole, che cadendo l'havea lasciato ad orare, & ad adorare digiuno, come l'havea trovato nascente!
      Infaticabile FRANCESCO gode penando, e non si satia di Penitenze, benché non habbia gustati i Diletti. I Diletti di lui son le noie, che l'amareggiano: Le sue Amate sono le Peste, che l'amoreggiano: Le sue Delirie son i Cilicij, che il cingono: Le sue Rose sono le Spine, che il pungono.
      La sua Mensa è Parca, e perciò più atta ad ucciderlo, che a mantenerlo. Il suo [412] Pranzo sta tutto in un pugno: pur gli fugge sovente dalla bocca scordato, mentre la mano impugna la Sferza. La sua Bevanda non gli riesce mai dolce, se non glie la temprano le lagrime amare. Per non far naufragio nel vino, vuol solo l'acqua alla gola. Bacco non mai gli comparisce dinanzi; o sia perché solito a recar fumo, non è ben veduto da un Humile; o pure, perché spumando con quella Venere, che dalle Spume nata dell'acque salse, nelle spume de' vini dolci galleggia; non è ben accolto da un Casto; o forse, perché piccante, non è gradito da quella lingua, che mai non punge.


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I fasti del miracoloso S. Francesco di Paula
di Francesco Fulvio Frugoni
1681 pagine 413

   





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