A questa Croce, Tribunale di Amore, presento la fiacchezza della mia Natura, che Io non mi scelsi, & al rigor delle vostre Leggi il vigore del vostro Sangue, che a me versaste. Ah Signore? La mia Volontà è la mia Colpa: il mio Diletto è il mio Delitto: il mio Intelletto è il mio Fiscale: la mia memoria è il mio Timore: la mia Coscienza è la mia Tortura, la mia Sinderesi è la mia Sveglia: dentro al mio Cuore sta il mio Processo, & il mio Spirito costernato è il Testimonio, [435] che senza risposta mi accusa. Voi che siete il Giudice, siete l'offeso; e se non ammettete per nullità di questo mio Processo, la mia Genidrice, che in peccati mi concepì, e la Vostra, senza peccato concetta, si fulminerà senza dubbio contra di me la Sentenza. Io so bene, mio amabilissimo Redentore, che se mi danno, debbo dar gloria alla vostra Giustitia; e se mi salvo alla vostra Misericordia; Ma so ancora, che, se ben'Io sono così protervo, che voglio perdermi; voi sete così Buono, che volete salvarmi. Per questo principalmente Io sto recitando: Facciasi la vostra Volontà, e non la mia. Ascoltate dunque i miei Prieghi, e non mirate i miei Falli. Datemi deh mio Divinissimo Ristoratore ciò, che mi conviene, e non ciò, che merito; poiché chi commette peccati, e pur chiede salvezza, non solo dimanda ciò, che non merita, ma presume d'impetrare ciò, che disprezza. Ah mio Generosissimo Dio Pietà! Pietà di me, che non l'hebbi mai; e perciò più la ricerco, quanto men m'è dovuta. Ma le vostre Misericordie sono sempre maggiori de' miei mancamenti; e dove abbonda il difetto, suole sovrabbondare la Gratia.
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